La sommità dell’Amba ha una forma che richiama quella di un triangolo isoscele i cui lati lunghi misurano circa 800 m, il lato corto, lungo circa 300 m, è rivolto verso occidente. Circondata da ripide rupi, la sommità è raggiungibile solo tramite un sentiero impervio che si interrompe a circa 15 metri dalla cima; nell’ultimo tratto è necessario farsi issare tramite delle funi. L’accesso al monastero è concesso ai soli visitatori di sesso maschile.
Fanno parte degli edifici del monastero il refettorio, una cappella e case individuali per i monaci costituite da una stanza per lo studio, una per il riposo e una per la preghiera, tutte affacciate su un piccolo orto. Il monastero, attivo ancora oggi, in passato era un importante centro per la produzione e diffusione di libri e manoscritti su studi teologici etiopi-ortodossi.
Il monastero, data la sua collocazione isolata e inaccessibile, rimase inespugnato anche durante la guerra di conquista guidata da Ahmad ibn Ibrihim al-Ghazi, nel corso della quale ospitò l’imperatore Dawit II (1508 – 1540); in seguito fu usato come carcere per i membri della famiglia reale.
Il progetto, molto complesso per la difficoltà di portare l’acqua fino alla sommità della parete rocciosa ove si trova il monastero, realizzato da parte del Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo) e della Fondazione Butterfly onlus, ha richiesto più di tre anni per la sua realizzazione ed è stato inaugurato il 3 Giugno 2018.
Ha previsto la realizzazione di due pozzi trivellati alla profondità di oltre 70 metri ed un sistema di canalizzazioni, serbatoi intermedi e pompe di grande portata atte a garantire l’acqua potabile ai 250 monaci residenti nel monastero oltre che agli abitanti del villaggio che si trova ai piedi della parete rocciosa. Durante la festa dedicata al Patrono del monastero Aragawi, che si tiene nel mese di Ottobre di ogni anno, oltre 1.500 fedeli, rigorosamente scalano la parete con l’ausilio di una improbabile fune di cuoio.