Il progetto agricolo, già da qualche tempo avviato dalle suore salesiane e successivamente ampliato grazie alla presenza in loco di un esperto agricoltore italiano e di un agronomo keniota, è diventato fondamentale per la sopravvivenza della popolazione assistita dal centro missionario e dall’ospedale interno durante l’emergenza del conflitto in Tigray.
La disponibilità e accessibilità di cibo e acqua potabile, da novembre 2020, è stata limitata in maniera sostanziale dal conflitto e dalla chiusura dei confini regionali, oltre che dalla penuria di carburante per la distribuzione degli aiuti umanitari e dalle continue interruzioni di energia elettrica.
Il contributo della Regione Emilia Romagna permetterà di acquistare nuovi capi di bestiame, quali 5 mucche, 20 polli, 2 maiali e 20 pecore per ampliare l’allevamento esistente.
Si prevede altresì di:
- Acquistare fieno e mangime per gli animali in quantità sufficiente per soddisfare il fabbisogno dei nuovi animali e di quelli già presenti alla missione da alcuni mesi.
- Garantire tutte le vaccinazioni e i farmaci necessari in caso di malattie.
- Sostenere lo stipendio trimestrale del personale espatriato e locale impiegato nel progetto che consiste in un capo progetto italiano e un responsabile acquisti, un agronomo keniota, un veterinario etiope e sette allevatori etiopi.
- Provvedere al fabbisogno di gasolio per trasportare gli animali, il mangime e fieno, per il funzionamento degli attrezzi agricoli.
- Fornire dispositivi antinfortunistici ai lavoratori impiegati, attrezzi agricoli manuali e ricambi, reperibili in Etiopia o eventualmente acquistati in Italia.
La nostra fondazione intende, in questa fase di assoluta emergenza, sostenere anche direttamente questo progetto, contando sulla sensibilità e l’aiuto di tutti i propri sostenitori.
Grazie alla donazione di €.100 sarà possibile l’acquisto di una pecora.
Questi animali saranno man mano sacrificati per consentire il sostentamento di centinaia persone vulnerabili, in particolar modo persone anziane, donne e bambini, ormai a rischio della propria vita causa l’attuale stato di carestia in cui versa la regione.